top of page

R e v i e w                                                                   Andrea Bedetti, Musicologist and music critic                                      

Presentazione critica (Musicologo: Andrea Bedetti)

 

 

La violinista Maria Grokhotova e la clavicembalista Miyoshi Imatani si sono incontrate nel 2012, durante un corso estivo tenuto

dall’acclamata “Accademia Bizantina”, il conosciutissimo gruppo musicale di musica barocca italiana, uno dei più celebrati a livello mondiale.

 

Se Miyoshi, in quel corso estivo, è stata allieva di Ottavio Dantone, Maria Grokhotova, da parte sua, prende a modello lo stile

interpretativo di Stefano Montanari, che è stato primo violino concertatore della stessa Accademia Bizantina.

 

Ora, ascoltando le due interpreti in questione, si può già avere un’idea di equilibrio stilistico del duo.

 

Cominciamo da Miyoshi, la quale si contraddistingue per l’uso adeguato del basso continuo, la cui voce, al di là della mera funzione di accompagnamento e di “sostegno”, si trasforma in elemento strutturale fondante. Miyoshi Imatani, per fare ciò, esprime un suono a tutto tondo, delicato (ma non timido!), timbricamente sapiente (si noti la capacità di aderenza formale nei due tempi della sonata corelliana) e, allo stesso tempo, pieno, corposo, coadiuvato da un uso calibrato del détachement (l’“Allegro” ne è un perfetto esempio). Tutto ciò permette all’interprete di manifestare pienamente il suo ruolo “attivo”, di essere non solo una “compartecipe” ma, più giustamente, una “cooprotagonista” a tutti gli effetti (ne comprova la sua vittoria al primo concorso clavicembalistico “Wanda Landowska”, svoltosi nella primavera di quest’anno a Ruvo di Puglia).

 

Da parte sua, Maria Grokhotova (che suona un violino messo a disposizione dal grande Reinhard Goebel, con il quale, peraltro, ha studiato) non fa altro che completare ciò che Miyoshi ha dato inizio. Nel senso che l’espressione musicale che la contraddistingue non è altro che un’ideale estensione - ricordiamoci ciò che è stato detto sull’importanza dell’equilibrio stilistico - di quanto emanato musicalmente da Miyoshi. Maria, che utilizza corde in budello e un archetto barocco, oltre a possedere una notevolissima tecnica (un violino con corde in budello può rappresentare per un interprete uno strumento musicale assai rischioso, soprattutto per ciò che riguarda la tecnica degli attacchi), si contraddistingue per un’indubbia espressività, che ben si concilia con la musica barocca italiana (si ascolti la “musicalità” che Maria esprime nel “Grave” corelliano, la sua capacità di far cantare il violino, senza che la saldezza timbrica venga mai meno). Inoltre, ciò che colpisce è la sua cavata, limpida, materica, profonda, dalla quale scaturiscono eloquenti armonici. In alcuni brani, Maria utilizza un’accordatura “scordatura”, in cui deve affrontare una scrittura alquanto complessa e variegata, la quale impone un approccio interpretativo cangiante, mutevole. La violinista russa esprime al meglio i vari passaggi stilistici, intrecciando con il clavicembalo un dialogo che rappresenta un ulteriore segno di quell’equilibrio stilistico che deve caratterizzare ogni binomio

violino - clavicembalo che si rispetti. Un dialogo franco, aperto, spontaneo, anche virtuosistico, se si vuole, ma sempre regolato da una struttura canonica, ortodossa, interpretativamente congrua.

 

Una interprete di violino barocco e una interprete di clavicembalo, come nel caso di Maria e di Miyoshi, decidono di creare un binomio artistico-musicale, il loro scopo è quello di raggiungere, prima di tutto, un equilibrio stilistico dal quale partire per poi esprimere compiutamente, ognuna con il proprio strumento, il costrutto musicale.

 

Una felice decisione per coloro che avranno la fortuna di poterle ascoltare.

 

 

Andrea Bedetti

 

 

 

bottom of page